Carenza medici e infermieri. Formiamoli e paghiamoli meglio- di Silvio Garattini

Ci fa molto piacere che una autorità riconosciuta come il professor Silvio Garattini ritorni con queste proposte che ricordiamo – anche per le precedenti esperienze vissute – come quelle in grado di cambiare qualcosa, in un trend estremamente preoccupante per quanto concerne i numeri dei professionisti sanitari (medici ed infermieri in particolare).

Su questi spazi, e sui nostri social, abbiamo più volte descritto gli effetti del corposo aumento retributivo offerto come strategia alla prima, grande carenza di ”vocazioni” (venne usato proprio questo termine…) dei primissimi Anni Novanta del XX secolo: gli stipendi medi salirono del 25% (non di 30 euro…) e nella nostra piccola ”scuola regionale per infermieri professionali” spezzina gli studenti passarono da 60 (due sezioni da trenta) a 210 (sette sezioni da trenta).

Non si vuole – e non è neppure materia ordinistica!– ragionare solo in termini retributivi, o puntare tutto su questa idea: vogliamo solo confermare che le proposte del Prof Garattini sono evidentemente sensate; ad esempio, come ripetiamo da tempo, se non si differenzia, se non si incentiva, chi lavora nei festivi e nelle ore notturne o prima o dopo uno si domanda ”…ma perchè io? …” e cerca soluzioni alternative.

Il risultato di anni di rimandate strategie di correzione del problema è oggi sotto gli occhi di tutti noi: quello di una professione dall’elevata età media (e dunque elevati i numeri delle limitazioni, per inevitabile usura del fisico) e, come ricordato anche nella nota del professore, sono oltre 60mila gli infermieri in meno rispetto alle esigenze del SSN.

Le situazioni più critiche sono oggi in molte strutture private di diverse Regioni: gli infermieri mancano oggi, e se per assurdo fossimo in grado di iniziare a formare tutti coloro che mancano, resterebbero sempre almeno tre anni di ritardo. Sono anche questi aspetti marcatamente critici a spingere alcune Regioni a puntare di più su figure che oggi sono, invece, disponibili, come gli oss: è quanto ha fatto il Veneto (con una iniziativa poi bocciata dal TAR, su ricorso degli OPI, in quanto veniva varata una figura non prevista dai profili oggi esistenti) ma questa situazione, e queste iniziative, devono invitare tutti, in primis la Politica, ad analisi e riflessioni profonde  – nel rispetto delle normative esistenti e nella considerazione della necessaria sicurezza.

 

 


www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=97822&utm_source=dlvr.it&utm_medium=gmybusiness

 

Un corto circuito istituzionale riduce gli accessi ad Infermieristica!

Non abbiamo più parole: è incredibile.

Ma se già oggi sono circa 60mila – SESSANTAMILA* –  gli Infermieri mancanti in Italia, come è possibile che alle motivate richieste di aumentare il numero degli studenti ammessi al primo anno di Infermieristica (richieste avanzate dagli OPI, che la Conferenza Stato Regioni ha recepito totalmente, fatto proprie) il Ministero dell’Università ha invece ridotto di oltre 6mila unità la cifra inizialmente concordata?

I nostri contributi qui:

www.cittadellaspezia.com/la-spezia/attualita/-gravissimo-ridurre-i-numeri-dell-accesso-al-corso-di-laurea-in-infermieristica-340861.aspx

www.gazzettadellaspezia.it/cronaca/item/126228-mancano-infermieri-non-importa-diamo-monopattini

*fonte FNOPI


 

AGGIORNAMENTO (23 Agosto) > in attesa di più importanti iniziative nazionali, nella nostra piccola realtà abbiamo voluto contattare i politici del nostro territorio (o ci hanno contattato loro, una volta letto il nostro comunicato).

Sui propri spazi social, i primi a rispondere manifestando stupore, e criticando la decisione del Ministero della Università di diminuire i posti già precedentemente indicati dalla Conferenza Stato Regioni, sono stati due esponenti regionali: Gianmarco Medusei, presidente del Consiglio Regionale della Regione Liguria, e Matteo Rosso, consigliere della Regione Liguria.

Sui media – anche on line- sono presto arrivati gli interventi di Manuela Gagliardi, deputato della Repubblica; quello del gruppo ligure di Articolo Uno-Leu; ed ancora un intervento di Davide Natale, consigliere regionale ligure; interventi che qui riportiamo nei link corrispondenti:

www.cittadellaspezia.com/Liguria/Politica/Covid-Gagliardi-Paradossali-i-tagli-alla-formazione-delle-professioni-sanitarie-340962.aspx

www.lanazione.it/la-spezia/cronaca/meno-posti-per-la-formazione-degli-infermieri-il-ministero-delluniversita-sta-sbagliando-1.6719624 

www.cittadellaspezia.com/la-spezia/politica/-sanita-in-liguria-va-cambiata-la-politica-del-personale-341148.aspx

 

I solleciti delle ASL ai sanitari non vaccinati: alcuni chiarimenti tecnici

ALCUNI CHIARIMENTI SUI SOLLECITI INVIATI DA ASL 5 (O DA ALTRE ASL) ai nostri iscritti che al momento non sono ancora stati sottoposti a vaccinazione, o non risultano al sistema pur avendo già ricevuto il vaccino.

RICEVIAMO da parte di alcuni (pochi) colleghi iscritti alcune mail, dove ci scrivono per spiegare (a noi) perché non si sono vaccinati, o per riferire che hanno effettuato la vaccinazione fuori Regione, dopo avere ricevuto la notifica del Dipartimento preposto della ASL 5, azienda sanitaria competente per territorio.

Leggiamo e naturalmente rispondiamo a tutti, ma queste note di riscontro NON devono arrivare a noi, bensì a chi scrive, a chi notifica la comunicazione indirizzata al sanitario (cioè l’Azienda sanitaria che accerta la mancata vaccinazione).

Gli Ordini non hanno i dati sanitari degli iscritti, né li gestiscono. Quindi, chi ha certificazioni e comunicazioni da fare deve RISPONDERE a chi scrive (la Asl).

Cogliamo anche l’occasione per chiarire qualche aspetto della vicenda, sia per aiutare questi colleghi sia perché ci rendiamo conto che, se nei tempi normali il ruolo dell’Ordine è confuso, ad esempio, con quello di chi firma i contratti di lavoro, figuriamoci in questo caos comunicativo che cosa può essere immaginato…per questo, serve chiarire bene che partita giocano gli Ordini in questa vicenda, partendo dalla normativa in vigore.

IL DL 44 (poi recepito come Legge della Repubblica numero 76/2021): contiene la previsione dell’obbligo vaccinale contro il Covid-19 per tutto il personale sanitario, come requisito indispensabile per l’esercizio della professione; qualora la vaccinazione non venga effettuata, il lavoratore può essere adibito a mansioni anche inferiori, purché non a contatto con il pubblico, oppure può essere sospeso, senza diritto alla retribuzione.

Il comma 3 dell’art 4 ha imposto a tutti gli Ordini professionali di inoltrare gli elenchi dei loro iscritti alle Regioni. (Commento: oltre alla emergenza in atto, che comporta uno stato di eccezione, NON è violazione della privacy; infatti, i dati dei professionisti sanitari sono pubblici e lo conferma il fatto che su www.fnopi.it si visualizza ogni iscritto agli Albi Infermieri d’Italia, inclusa anche la PEC personale, obbligatoria dal Settembre 2020*, ed altrettanto avviene per gli altri professionisti ordinati).

Inoltro che abbiamo fatto verso la Regione Liguria nei tempi indicati dalla Legge, e da quel momento è scattata la verifica (da parte della Regione) indicata nel comma 4: ‘’…, le regioni e le province autonome,  per  il  tramite  dei servizi informativi  vaccinali,  verificano  lo  stato  vaccinale  di ciascuno dei soggetti rientranti negli elenchi’’.

Fatte le opportune verifiche ed inviati i solleciti (quelli ai quali ci siamo riferiti ad inizio post) il comma 6 spiega che: ‘’..l’azienda  sanitaria locale competente accerta l’inosservanza  dell’obbligo  vaccinale  e, previa acquisizione delle ulteriori eventuali informazioni presso  le autorita’  competenti,  ne  da’   immediata   comunicazione   scritta all’interessato, al datore di lavoro e  all’Ordine  professionale  di appartenenza.  L’adozione  dell’atto   di   accertamento   da   parte dell’azienda sanitaria locale determina la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione  del contagio da SARS-CoV-2’’.. 

A quel punto, con il comma 7, entrano in gioco gli Ordini: ‘’…la sospensione di cui al comma 6  e’  comunicata …all’interessato dall’Ordine professionale di appartenenza’’.

Da quanto sopra (la Legge dello Stato, non una determina di questo o altro OPI) abbiamo chiarito quanto segue:

  1. La sospensione origina dall’accertamento di ‘’inosservanza dell’obbligo vaccinale’’ da parte dell’ Azienda Sanitaria di residenza del professionista sanitario;
  2. L’accertamento viene comunicato al datore di lavoro (che può coincidere con la stessa Azienda che accerta);
  3. Viene comunicato anche all’Ordine professionale di appartenenza, che ne prende atto e annota sull’Albo professionale nazionale la sospensione.

Fino a quando dura la sospensione? Sempre la Legge 76 all’art 4 , comma 9 così recita: ‘’…la sospensione  di  cui  al  comma  6  mantiene  efficacia  fino all’assolvimento dell’obbligo  vaccinale  o,  in  mancanza,  fino  al completamento del piano vaccinale nazionale e comunque non  oltre  il31 dicembre 2021.’’

Nella speranza di avere chiarito cosa devono fare gli Ordini in questa partita siamo a disposizione come sempre, per ulteriori chiarimenti ed informazioni.

Chiudiamo ricordando ancora una volta che la vaccinazione rientra nelle responsabilità etiche, deontologiche, professionali di un sanitario e, dati alla mano, rappresenta uno strumento di difesa dalle più severe complicanze della infezione da SARS-CoV-2 per noi, e nei riguardi della comunità.

* con legge 120 del 2020 tutti i professionisti che fanno parte di un albo professionale (quindi non solo noi Infermieri, ma anche un Architetto, o un Geometra) devono comunicare all’Ordine di appartenenza la propria identità digitale, cioè l’indirizzo PEC. CHI NON LO FA, SECONDO LA LEGGE CITATA, VIENE SOSPESO DALL’ ALBO. Noi abbiamo già comunicato da oltre un anno la obbligatorietà della norma e messo a disposizione dei nostri iscritti in regola con le quote annuali una PEC fornita dal nostro ente: per tutto le info necessarie alla attivazione aprire, su questo stesso sito, la pagina dedicata.

Infermieri del Pubblico in soccorso (autorizzato) del Privato

Chi segue le nostre iniziative, in particolare quelle relative alla politica della professione, sa che puntiamo su due aspetti fortemente dipendenti fra loro: la ‘’particolarità ‘’ della azione professionale dell’infermiere (insostituibile da altre figure) e la sua ormai ‘’rara’’ presenza – rispetto ai numeri che sarebbero necessari! – nel panorama nazionale, e ovviamente anche in quello locale.

Oggi il vero, grande problema è che non ci sono infermieri disponibili: quei pochi che escono dalle Università trovano subito un impiego, ma il loro numero è nettamente inferiore alle richieste del mercato occupazionale: quotidiane offerte di assunzione arrivano alla nostra mail istituzionale, da parte di strutture private, di cooperative, di agenzie interinali.

Da mesi ripetiamo che in particolare nel settore della Sanità privata la situazione è particolarmente preoccupante: e con le assunzioni nel Pubblico, rese oggi più snelle dalla emergenza pandemica, molti colleghi hanno scelto di lasciare proprio il Privato per il Pubblico.

Anche qui sarebbe intelligente ragionare (anche se i trattamenti economici NON riguardano le competenze degli Ordini professionali) su come alcune strutture della Sanità privata siano riuscite, invece, a trattenere tanti dei loro infermieri, attraverso varie incentivazioni.

Torniamo invece alla nostra proposta, che risale ormai allo scorso autunno, di superare vincoli storici, come l’esclusività che caratterizza i dipendenti pubblici del Comparto Sanità; un aspetto comprensibile in tempi normali, dovrebbe essere superato almeno nelle fasi dell’emergenza in atto: e sappiamo che più di una organizzazione sindacale ed alcune grandi strutture della Sanità privata hanno espresso interesse e attenzione alla ipotesi.

Un segnale in questa direzione, che conferma cioè che l’idea non è sbagliata, e anzi sembra essere la sola praticabile, arriva dalla ASL 5 ligure che il 3 Agosto scorso, con la nota del Dirigente delle Professioni Sanitarie pubblicata l’8 Agosto sul portale Intranet, emette un bando per prestazioni aggiuntive rivolto ai suoi dipendenti infermieri, per effettuare attività professionali proprio nelle RSA del territorio.

Per ora la finestra di impiego in ‘’emergenza’’ è attiva dal 16 Agosto al 31 Ottobre, mentre la domanda potrà essere presentata fino al 21 Agosto.

Questa è la conferma che mancano concrete alternative, e che rispetto ad altre ipotesi discutibili (il riferimento, in particolare, è per l’inserimento di figure quali il ‘’super oss’’veneto; o l’autorizzazione ad assumere personale straniero senza i normali passaggi di verifica su titoli e conoscenza lingua italiana, cosa che viene fatta all’atto della iscrizione in un Ordine) è chiaro che dove sono previsti infermieri nessuno può sostituirli.

Sempre in termini di spunti di riflessione, ma anche qui ne abbiamo già parlato ed il ripeterlo diventa quasi noioso, a noi per primi, chiaramente questa è la risposta in emergenza a un problema strutturale che va affrontato nelle sedi più adatte, ed in particolare a livello nazionale.

Sono almeno tre i fronti caldi: quello formativo; quello del trattamento economico; quello dello sviluppo di carriera.

Un primo cambiamento lo si è osservato, con l’aumento dei posti per infermiere nei corsi di laurea in partenza nel prossimo anno accademico (7.495 in più rispetto allo scorso bando, un risultato molto buono) : resta da considerare che questi studenti – una volta ammessi- impiegheranno almeno tre anni a completare la loro formazione e che in questo periodo sarà complicato trovare risposte alle difficoltà che coinvolgono tutto il nostro ambito, pubblico e privato.

Analisti indipendenti, già negli anni precedenti il Covid19, più volte avevano affermato che l’ equilibrio dei nostri sistemi sanitari era precario in termini di dotazioni e che sarebbe bastato poco a causare emergenze, quelle che oggi sono sotto i nostri occhi: non solo infermieri ma anche anestesisti, ad esempio, o altri specialisti poco ‘’programmati’’ ed oggi quasi introvabili.

Questa novità meriterebbe un ulteriore ragionamento: e cioè che ‘’non ci si improvvisa’’ infermieri di RSA, in particolare oggi, e questo è un concetto condivisibile, senza alcun dubbio. Ma resta, attualissima, una situazione difficile e complicata che purtroppo vede, proprio nella gravità dei numeri carenti, l’obbligo al ricorso a situazioni che solo qualche anno fa erano del tutto impreviste ed impensabili. Tempo ne è stato perso fin troppo: adesso è necessario stringere e agire, esattamente come avvenne nel lontano 1990, come reazione alla prima ‘’emergenza infermieristica’’ del nostro Paese.

Infine, una notizia di queste ore, ancora a livello di ‘’rumors’’ ma che condividiamo perché proviene da fonte attendibile: è indicata per Novembre la ‘’molto probabile’’ data di effettuazione del concorsone ligure, con alcune modifiche rispetto a quello del 2017, la più importante è quella della opzione di scelta per la ASL preferita (fino alla copertura dei posti disponibili in quella).

Come sempre da qualche anno in qua, nel mese precedente organizzeremo serate formative in OPI per i colleghi interessati a ‘’ripassi’’ professionali e il sempre utile richiamo alla gestione delle varie fasi concorsuali.

L’obbligo di PEC, ulteriore comunicazione: attenzione…

Vi proponiamo i 10 QUESITI SULLA PEC PIU’ RICORRENTI IN QUESTI MESI…ma soprattutto vogliamo dire che IL TEMPO STRINGE, per quei pochi iscritti che non l’hanno ancora attivata.
Ecco i quesiti, fra i più frequenti che ci sono stati ‘’proposti’’ in questi mesi sull’argomento ”obbligo di PEC-Posta Elettronica Certificata”.
1- E’ OBBLIGATORIO AVERE UNA PEC PER TUTTI GLI INFERMIERI?
Per rispondere, citiamo uno qualunque dei siti istituzionali di Ordini di ALTRE professioni: la Legge che IMPONE l’attivazione di una casella PEC (L. 120 del 2020) vale per qualsiasi cittadino iscritto in un Albo professionale, non solo nel nostro.
Ecco infatti un brano da Ordine Avvocati Milano (intera comunicazione, qui: https://www.ordineavvocatimilano.it/…/obbligo…/p100-n542)
(…l’Ordine di Milano intende attivare la procedura di diffida nelle prossime settimane. È opportuno che tutti gli avvocati che non hanno ancora comunicato il proprio domicilio digitale (PEC) all’Ordine vi provvedano immediatamente, evitando così di essere sottoposti a successiva diffida.)
2- PERCHE’ GLI ORDINI INSISTONO SU QUESTO PUNTO?
Contrariamente a quanto alcuni continuano a credere, gli Ordini NON possono per loro natura funzionare come una associazione o come un sindacato: lo conferma il fatto che è obbligatorio farne parte ‘’a tutela dei cittadini’’ (cfr L. 1049/1954 e L. 3/2018) e che essi sono dotati del potere disciplinare espresso dal DPR 221 del 1950; possono cioè sanzionare un iscritto. Due caratteristiche che non si riscontrano nelle associazioni e nelle organizzazioni sindacali.
L’Ordine infatti è un organo sussidiario dello Stato, cioè ‘’agisce per conto dello Stato’’ su alcune specifiche tematiche (ovviamente di natura professionale: non si mette a deliberare il costo degli zucchini).
Se lo Stato, con la Legge 120 del 2020 (varata dal Governo Conte II) decide la attivazione della PEC per chi è iscritto a un Albo professionale (la prima normativa al riguardo comunque risale al 2009…) l’Ordine deve sollecitare l’adempimento al dettato della norma, PENA SANZIONI CONTRO L’ORDINE STESSO (così dice la Legge citata).
3- IO VOGLIO ATTIVARE LA VOSTRA PEC. CHIUDETE VOI QUELLA CHE HO GIA’ FATTO IO MESI FA?
Ehm. Sarebbe come chiederci di operare sul conto corrente bancario di un iscritto. Non possiamo proprio farlo, nemmeno se lo volessimo; ognuno dovrà disdire la propria PEC nel frattempo attivata, se vuole poi utilizzare la nostra.
4- MA E’ OBBLIGATORIO AVERE PROPRIO LA PEC DEL NOSTRO OPI?
Assolutamente NO: in base alla Legge 120/2020 è obbligatorio ‘’AVERE UNA PEC’’; noi le abbiamo acquistate – come promesso quando è uscita questa Legge- per offrire un servizio: facciamo la stessa cosa con la formazione accreditata ECM, dove c’è l’obbligo di adempiere al debito formativo ECM (l.229/1999); ma non c’è nessun obbligo di fare ‘’i nostri corsi’’.
5- HO UNA PEC CON IL PROVIDER ‘’XYZ’’. HO DIMENTICATO LA PASSWORD? ME LA SBLOCCATE VOI?
Ma non possiamo, vedi punto 3!
6- FACCIO LA PEC MA NON LA USERO’ MAI. VA BENE LO STESSO, VERO?
Avere un indirizzo PEC attivo, e non utilizzarlo MAI, può essere anche pericoloso, perché la Legge vuole che gli indirizzi di PEC dei professionisti iscritti in un Albo siano resi pubblici.
Quindi, se qualcuno vi invia una notifica (anche una cosa positiva: ad esempio la convocazione a una prova d’esame, o un avviso di vincita ad una selezione, ecc) e non viene data lettura, si potrebbe perdere la possibilità di proseguire il percorso iniziato. Se invece arriva – può capitare- una multa, e questa non viene letta, la stessa sanzione (che risulta ufficialmente consegnata alla casella PEC del professionista) finirà per costare molto di più, con le famose sanzioni su ritardato pagamento.
7- HO LETTO CHE CI SONO OPI CHE HANNO GIA’ SANZIONATO CHI NON AVEVA LA PEC. COSA SUCCEDE ESATTAMENTE?
Premesso che in Italia gli OPI sono 103 (ed alcune migliaia ‘’gli Ordini professionali’’) e quindi ci sono differenze nella tempistica della gestione di queste procedure, come di altre, la stessa Legge citata è molto chiara: chi NON ha una PEC viene sollecitato dal proprio Ordine e, se l’iscritto non si allinea attivando una PEC, viene sospeso.
La sospensione è un atto amministrativo che comporta la PERDITA di uno dei due requisiti per l’esercizio della professione sanitaria di infermiere; uno è il titolo professionale ed il secondo è la iscrizione ATTIVA all’Albo professionale. Quindi un sospeso non può lavorare. Per una spesa che è entro i 10 euro, diremmo che è un rischio un po’ esagerato.
8- MA VOI SIETE A FAVORE DI QUESTA NORMATIVA?
A questa domanda si potrebbe rispondere semplicemente dicendo che, a favore o meno, un organo sussidiario dello Stato non ha scelta, poiché le Leggi si applicano: se per iscriverti all’Albo (o cancellarti) serve una marca da bollo da 16 euro e la presentazione di un documento di identità, non è che noi possiamo chiedere una marca da 2 euro, e il documento di un cognato.
Però cogliamo l’occasione per dire che forse, nella grande emergenza mondiale della pandemia, alcune cose sembrano più urgenti, ed altre meno, senza oltretutto dimenticare che per un piccolo Ordine come il nostro la normativa sulla PEC ha avuto l’effetto di un vero e proprio tsunami, sia sul piano organizzativo (check delle posizioni di TUTTI gli iscritti, oltre duemila) ed anche economico, perché le PEC che abbiamo acquistato- appunto- hanno avuto un costo, e lo avranno ogni anno a venire.
9- IO NON CI CAPISCO NIENTE A LIVELLO INFORMATICO. ZERO ASSOLUTO. SE VENGO IN SEDE ME LA FATE VOI?
Certamente sì, nessun problema: chiediamo solo di fissare insieme un appuntamento per l’attivazione, ricordando di portare un documento valido.
10- POSSO COMUNICARE LA PEC DELLA DITTA DI MIO MARITO (O DI MIO FRATELLO, O DI MIA MOGLIE, O DI UN MIO AMICO) ?
No. Si deve utilizzare nella procedura di attivazione il codice fiscale personale. Infatti, si parla di ‘’Identità Digitale’’. La ditta del marito NON corrisponde al CF del professionista.
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PER ATTIVARE LA NOSTRA PEC:
Se avete altri dubbi, o quesiti che non trovano risposta a queste FAQ, scriveteci da una casella di posta elettrica normale (NON PEC) a segreteria@opi.laspezia.it
ATTENZIONE: per la certezza di leggere un messaggio PEC, dovete sempre scrivere alla nostra PEC da un altro indirizzo PEC.

Superare l’emergenza con soluzioni d’emergenza

Ogni giorno arrivano in sede mail o telefonate, direttamente ai nostri contatti, dai responsabili di strutture della Sanità privata: tutti cercano Infermieri e offrono anche contratti a tempo indeterminato. Il problema è che non c’è nessun nome a disposizione e, contrariamente a come avveniva un tempo, la nostra bacheca ”cerco lavoro” è desolatamente vuota.

Da quando – come conseguenza della pandemia di Covid19- sono state ”semplificate” le procedure di assunzione nella Sanità pubblica (inizialmente con contratti interinali, co.co.co. e , soprattutto ora, con l’offerta di contratti fino a tre anni a tempo determinato) abbiamo osservato come, per prima cosa, i pochi neo laureati scegliessero senza dubbi al 95% il Pubblico e, soprattutto, si è visto che ai bandi ed avvisi a tempo determinato aderivano anche molti colleghi da anni in attività nel Privato.

Premesso che queste scelte dovrebbero far riflettere -e con attenzione-  su queste decisioni (casualmente, un gruppo presente nel nostro territorio che ha aumentato le retribuzioni ha subìto meno di altri la fuga dagli organici) è chiaro che se nel Privato non ci lavora più nessuno c’è un serio problema di qualità delle cure e dell’assistenza, e dovrebbe essere qualcosa che ci riguarda tutti, come cittadini e come Sanitari: e soprattutto dovrebbe alzare l’attenzione di chi prende decisioni in materia di politiche sanitarie.

La nostra proposta, già avanzata nel corso del 2020, è quella di ”derogare” con chiarezza al vincolo di esclusività che blocca i dipendenti pubblici, permettendo a quegli Infermieri che lo vogliono di andare a effettuare turni nelle strutture private, ovviamente in pieno accordo contrattuale, retribuiti e nel rispetto delle leggi sui tempi del riposo (Legge 161/14). Cosa che ad esempio alcune Regioni stanno facendo con la professione medica, per allentare le ormai lunghe liste d’attesa su interventi chirurgici non urgenti, permettendo a medici dipendenti ASL di agire nella Sanità privata convenzionata al fine di abbattere le liste, secondo quanto abbiamo letto e sentito di prima mano da professionisti di altre realtà: il tutto naturalmente deliberato e autorizzato da precisi percorsi amministrativi.

Se non riusciamo a comprendere che in queste situazioni è fondamentale superare le difficoltà con il coraggio necessario a fare cose ”inosabili” solo un anno fa, allora non ci sono vie d’uscita. Come abbiamo scritto negli articoli che qui potete vedere, il problema naturalmente è strutturale e se, ad esempio (come accaduto nel 1990) migliorasse la parte retributiva, e anche le aspettative di carriera per l’Infermiere del 2021, certamente avremmo -come 31 anni fa ai corsi Regionali- molte più adesioni ai corsi di Laurea.

Ma in ogni caso, ipotizzando una simile meraviglia, sarebbero sempre necessari tre anni di percorso di formazione: e nel frattempo, chi lavora nella RSA? Veramente pensiamo di aumentare le ore degli oss, perchè non ci sono più Infermieri? Se le due figure hanno diversa formazione, diverse responsabilità, differenti competenze, posso aumentare le ore di oss all’infinito: ma mancherà sempre la presenza dell’infermiere; che è altra cosa.

www.lanazione.it/la-spezia/cronaca/mancano-infermieri-per-le-rsa-1.6531326

www.cittadellaspezia.com/la-spezia/attualita/sanita-privata-a-corto-di-infermieri-l-opi-via-il-vincolo-di-esclusivita-337641.aspx

Scadenze di fine Giugno e opportunità per gli iscritti

Buongiorno: ai Colleghi iscritti che ancora non hanno versato la quota 2021 raccomandiamo di farlo entro fine mese per evitare, come già comunicato, inutili aggravi disposti dall’ esattore (la tassa aveva data di scadenza 28/2/2021).

Per quanto riguarda la attivazione della PEC (obbligatoria per gli iscritti ad un qualsiasi Ordine professionale italiano, non solo per gli OPI, come da Legge 120 del 2020) raccomandiamo ancora di fare in fretta e, se è gradita, c’è al riguardo la possibilità di usare la PEC  che offre direttamente OPI la Spezia (vedi modulistica sul sito ufficiale).

Infine, in Luglio nuovi eventi ECM (gratuiti per i nostri iscritti) sulla piattaforma FAD. Per ogni necessario contatto ed info, segreteria@opi.laspezia.it (per scrivere a questa mail e avere certezza di lettura NON utilizzate la vostra PEC, ma una normale casella di posta elettronica: dalla vostra PEC dovete scrivere alla nostra PEC; tutti i recapiti utili sono naturalmente sul sito: www.opilaspezia.it)

Osservatorio nazionale sulla sicurezza esercenti professioni sanitarie, nuovi componenti

Nei giorni scorsi la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha ricevuto l’elenco dei nuovi componenti l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio sanitarie. Per la Regione Liguria è stato proposto e nominato Francesco Falli, dipendente di ASL 5 e presidente dell’OPI, l’Ordine delle professioni infermieristiche spezzino.

Già componente di un gruppo di lavoro presso la nostra Regione, che riunisce esperti delle diverse realtà liguri, Falli ha organizzato diversi eventi di formazione accreditati, ed azioni di sensibilizzazione, sul grave ripetersi delle aggressioni ai sanitari nell’ambito del proprio mandato in OPI.

‘’E’ evidente che quando si arriva ad aggredire medici, infermieri o un altro operatore in servizio, è già tardi; sarebbe bene prevenire le aggressioni che sono purtroppo cresciute negli ultimi anni ovunque in Italia, e si sono estese in pratica ad ogni settore, perfino alle cure domiciliari- ricorda Falli- Qualche anno fa siamo stati costretti addirittura, come Ordine, a costruire eventi di formazione su come ‘’limitare i danni’’ quando si viene aggrediti il che, se ragioniamo sul concetto stesso, è quasi avvilente: ma diventa necessario, ed in questi eventi si spiega anche come raffreddare le situazioni di tensione, come ‘’convincere’’ l’aggressore a calmarsi. Certamente, un sistema sanitario sempre perfetto, sempre sostenuto dalle dotazioni adeguate di personale, composto da professionisti sempre formati e sempre al posto giusto, ridurrebbe ancor più i motivi di tensione. Purtroppo la situazione è diversa e se mancano, per fare un esempio concreto, circa 65mila infermieri in Italia (oltre a molte altre figure, dai medici ai tecnici di più settori) è ovvio che questo non aiuta la miglior organizzazione possibile favorendo ritardi, attese, incomprensioni, confusione: anche nei rapporti con i familiari e gli stessi utenti. Aggredire è sempre sbagliato, e questo è pacifico: ma il progressivo ‘’indebolimento’’ del sistema sanitario, unito a una crescente aggressività nei rapporti sociali, non può che favorire situazioni simili.

Inoltre, la scomparsa del personale esperto delle Forze dell’ordine nelle strutture sanitarie (un tempo sempre presenti nei punti fissi di pronto soccorso) ha ulteriormente peggiorato le condizioni generali. La recente Legge 113 ha appesantito le sanzioni nei confronti degli aggressori, che rischiano ora lunghe pene detentive: naturalmente tale norma, da noi apprezzata, non ha un’azione preventiva e va accompagnata da altre iniziative importanti. Io spero di riuscire a fornire, con il gruppo di professionisti esperti di più categorie che si è costituito nell’Osservatorio nazionale, un contributo utile, a partire da un puntuale monitoraggio di questi episodi.’’

L’Osservatorio è composto dai rappresentanti di diverse professioni, che includono praticamente tutte le figure coinvolte nel settore socio sanitario; la Regione Liguria, nel segnalare un infermiere alla Conferenza delle Regioni, ha scelto di rappresentare una delle professioni sanitarie più aggredite nelle cronache di questi ultimi anni, e lo dimostrano notizie purtroppo sempre ‘’fresche’’: poche ore fa infatti, a Grosseto, una infermiera in servizio in un hub vaccinale è stato strattonata e spinta da un utente per le tempistiche del caso: l’ ennesimo, grave episodio a danno di qualcuno che si trova in servizio, mentre esercita una professione d’aiuto.

(14.6.2021)

 

OPI – Ordine Professioni Infermieristiche La Spezia

Ente di diritto pubblico non economico, organo sussidiario dello Stato (L. 3/2018)

Aperto al pubblico:

PRIMO Mercoledì del mese, ore 08.30-12.30
TUTTI i Giovedì del mese, ore 15.00-18.00

CHIUSO se questi giorni sono prefestivi e festivi
CHIUSO nei giorni della fiera di S.Giuseppe a Marzo
CHIUSO dal 1 al 20 Agosto (chiusura sospesa nel 2024)

Possibilità di concordare incontri in altri giorni, solo tramite richiesta all’Indirizzo Email: segreteria@opi.laspezia.it


Recapiti:

Telefono: 0187 575177
Solo VERE URGENZE: 3516613426 (dal Lunedì al Venerdì, ore 10.00-13.00)

Indirizzo Email: segreteria@opi.laspezia.it
Indirizzo Email PEC: laspezia@cert.ordine-opi.it

ATTENZIONE, NON INVIARE “PEC” ALL’ INDIRIZZO DI POSTA ”NORMALE”: NON E’ POSSIBILE LEGGERLE CORRETTAMENTE E NON HANNO VALORE LEGALE. SE SI VUOLE INVIARE UNA “PEC”, SI DEVE SCRIVERE ALL’INDIRIZZO DI “PEC”: GRAZIE!

Per informazioni su quote d’iscrizione pagate o da pagare, scrivere all’Indirizzo Email: tesoreria@opi.laspezia.it

Indirizzo Uffici: Via P.E. Taviani 52, traversa di Via Fontevivo (La Spezia)

PER INVIARE RACCOMANDATE/PACCHI/POSTA TRACCIATA, scrivere al seguente indirizzo: “Per OPI LA SPEZIA, presso AUTUM Srl, Via Carpenino 43 – 19121 La Spezia”


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